Il Genio è autodidatta

In questa piovosa domenica, dopo aver studiato diritto tributario, mangiato un waffle e riordinato un po’ il mio caro blog (dovrei trattarlo meglio, lo so 🙂 ) mi sono imbattuta in questo articolo letto su Wired.

L’articolo mi ha toccato molto perchè io sono sempre stata autodidatta: ho letto molto e imparato navigando su internet a fotografare e a pasticciare on line sui blog. Grazie a internet ricerco quasi la totalità delle informazioni di cui ho bisogno e credo che ciò influenzi molto anche il mio modo di apprendere “tradizionale” in ambito accademico.

 Juárez Correa è un insegnante a Matamoros, una polverosa città  di 489.000 abitanti,  dilaniata dalla guerra della droga. Ben presto ha colto l’inutilità dei metodi tradizionali nell’interfacciarsi con gli studenti di fronte a sè, così ha deciso di iniziare a sperimentare . Ha iniziatoa leggere libri e e a cercare di idee on-line . Prestosi è imbattuto su un video che descrive il lavoro di Sugata Mitra , professore di tecnologia educativa all’Università di Newcastle nel Regno Unito. per molto tempo  Mitra condotto esperimenti in cui ha fornito ai bambini in India l’accesso ai computer . Senza alcuna istruzione,  essi sono stati in grado di imparare da soli una sorprendente varietà di cose , dalla replicazione del DNA all’inglese. L’accesso a una miriade di informazioni disponibili online ha cambiato il modo di pensare, comunicare e elaborare le informazioni così ottenute. Nonostante ciò il modello di istruzione dominante è ancora fortemente radicato ai valori dominanti di un tempo, ovvero puntualità, attenzione e silenzio; valori importanti per una struttura gerarchica top-down. il nostro sistema spinge i ragazzi a acquisire informazioni, imparare nozioni e ripeterle mnemonicamente, dimostrando di saperle memorizzare.

I  risultati parlano da soli : Centinaia di migliaia di ragazzi abbandonano la scuola superiore pubblica ogni anno . Di quelli che terminano la scuola superiore , quasi un terzo sono ” non preparati accademicamente per i corsi universitari del primo anno “, secondo un rapporto 2013 dal servizio di ACT test . Il World Economic Forum colloca gli Stati Uniti solo 49 ° su 148 nazioni sviluppate e in via di sviluppo per la qualità della didattica e delle conoscenze matematiche.

” Nel 1970 le prime tre competenze richieste dalle aziende Fortune 500 erano le tre R : lettura, scrittura e aritmetica . Nel 1999 le prime tre competenze richieste erano il lavoro di squadra , problem-solving , e le abilità interpersonali . Abbiamo bisogno di scuole che sviluppino queste capacità ” , spiega Linda Cara – Hammond , professore di educazione a Stanford e direttore fondatore della Commissione nazionale sulla didattica e il futuro dell’America.

È per questo che la nuova generazione di educatori sta inventando nuovi modi radicali di imparare , crescere e prosperare . Per loro , la conoscenza non è una merce che viene consegnata da maestro ad allievo , ma qualcosa che emerge dall’esplorazione e dalla curiosità degli studenti. Gli insegnanti forniscono lo spunto, non risposte , e poi si fanno da parte in modo che gli studenti possano imparare attraverso la scoperta e il confronto.

Alcuni sistemi scolastici hanno iniziato ad adattarsi a questa nuova filosofia, con risultati fuori misura . Nel 1990, la Finlandia tagliò il  curriculum di matematica elementare del paese da circa 25 pagine a quattro, ridusse l’orario scolastico di un’ora , e l’ha incentrato sulla indipendenza e sull’apprendimento attivo . Entro il 2003 , gli studenti finlandesi avevano scalato dai gradini più bassi della classifica di performance internazionali arrivando al primo posto tra le nazioni sviluppate .

Anche i risultati della classe di Correa non hanno deluso le aspettative: hanno registrato degli esiti incredibili. Persino il più basso punteggio in lingue era più elevato della media nazionale. Il punteggio più alto dell’intero Messico in matematica è stato ottenuto da un alunno di quella classe: i dati dimostrano come il modo alternativo di insegnare abbia dato risultati incredibili.

Questo lunghissimo articolo mi ha molto colpito: sono ormai 15 anni (ho varcato il sedicesimo anno a settembre)  che studio con il metodo che questo articolo stronca: di certo più volte ho avuto la percezione che l’istruzione tradizionale fosse un paio di passi troppo indietro rispetto al progresso tecnologico. I miei migliori ricordi delle superiori sono proprio legati ai miei insegnanti lungimiranti, a quelle lezioni non tradizionali in cui discutevamo della realtà intorno a noi anziché tenere la testa china a prendere appunti. E’ proprio ciò di cui sento più la mancanza ora all’università, dove le nozioni da incamerare pare giochino un ruolo dominante. La preparazione è troppo spesso valutata solo in base al numero di nozioni che sappiamo ricordare: forse è perché siamo troppi, perché è troppo complesso ascoltare ragionare 200 persone in una sessione d’esame. Ma non è un alibi che ci serve: l’alibi ci convince a continuare ad andare avanti per la nostra strada, giustificandoci. Quello che serve è un’attenta riflessione sul nostro modo di imparare.

Ma attenzione, adesso mi rivolgo ai miei colleghi studenti: non fermiamoci a individuare i limiti del sistema e ad aspettare un cambiamento che probabilmente arriverà quando avremo tutti incorniciato la nostra pergamena (il cambiamento nelle istituzioni è lento, ci sono docenti che ancora non usano internet, lo sappiamo bene). Oltre a cogliere i limiti dobbiamo sapere andare oltre. Questa volta la differenza possiamo farla noi stessi, col nostro pc, coi nostri smartphone: utilizzare anche solo 10 minuti al giorno la connessione per informarci e imparare qualcosa può colmare le lacune del nostro sistema. Noi possiamo  fare la differenza. 

come?

Ecco alcune risorse da cui potete imparare online pressoché tutto

  • Wikipedia: perché non iniziare dalla più grande enciclopedia del mondo?
  • youtube: youtube è la patria di tutorial: come cucinare un piatto, truccarsi, imbiancare casa, usare il pc, potete trovare guide per qualunque cosa.
  • la blogsfera: anche sui blog i tutorial e le guide spopolano. Basta scrivere su google “come fare…” e il gioco è fatto.
  • online potete pure imparare a programmare con codeaccademy e html.it

 

 

La regola è semplice: se non conoscete un’argomento, se non ricordate una nozione, se non sapete fare qualcosa, aprite un motore di ricerca e cercatelo. Con gli smartphone potete cercare quella data che non ricordate in tempo reale. Imparate dalle informazioni che ci sono online: imparate a cercarle, imparate a imparare e imparate a condividere cosa avete imparato perché se trovate ciò che cercate è perché qualcuno l’ha condiviso con voi.