Che Fine ha fatto Repetto?

Ok, dopo il concerto di Max Pezzali a Genova (a proposito Max, è già la seconda volta che ti cito, sentiti importante), mi trovo a riflettere sugli anni 90. Sono nata nel 92, quindi ero proprio piccina, però me li ricordo eccome. Tralasciando alcune cose orrende tipo le tute da sci fluo (clicca qui se ci tieni a rinfrescarti la memoria) e altri dettagli di look, gli anni delle Cristal Ball, degli 883, del karoke di Fiorello, dei Cartoni di una volta (Papà Castoro, Sailor Moon) sono stati davvero forti e ho notato un certo revival nello stile del tempo (vedi gli zainetti, le camicie di jeans e i pull oversize).

Mi sono trovata a riflettere da buona anziana quando al concerto guardandomi attorno ho visto molte 13-15enni che erano lì per Max e e probabilmente non avevano mai visto Repetto, il biondino ballerino. Io, con un po’ di ritardo lo ricordo: era il 1998, il secondo cd che entrava in casa dopo quello degli Aqua era “Gli Anni” degli 883. Ero ancora figlia unica! Dopo essermi sentita vecchia e aver apprezzato il team che ha curato la trasformazione di Pezzali permettendogli di sopravvivere indenne a ben 2 decenni e piacere a due generazioni a tratti opposte (a 13 anni noi avevamo a malapena il pc, ora c’è  l’iphone e facebook!) mi sono posta la fatidica domanda

Che fine ha fatto Repetto?

Come già accennavo il 2013 presenta numerosi vantaggi: per esempio che ho potuto porre a Google la mia domanda esistenziale e che posso essere qui a condividere il tutto con voi (che fortuna eh!). Prima di tutto ecco come abbiamo lasciato Repetto:

L’ultima sua apparizione con Max Pezzali, in qualità di partner, si ha  il 14 gennaio 1994. Il sabato di Pasqua di quell’anno, dopo essersi ritrovati per lavoro, Max saluta l’amico dicendo: “Ok Mauro, ci vediamo lunedì alle 14”. Questi però replica: “Max, io veramente parto per l’America, vado a Miami…”

Il divorzio è avvenuto così, senza molte spiegazioni. Solo dopo anni e una carriera che ha visto il nostro Mauro fare anche il Cow Boy a EuroDisney in un intervista possiamo avere le spiegazioni e la risposta alla fatidica domanda.

“Sì, mi sentivo inadeguato, un pesce fuor d’acqua: in realtà, le canzoni per eme erano quasi una scusa per stare insieme con il mio migliore amico; non avevo mai pensato di ritrovarmi in un “can can” che ci aveva trasformato in veri e propri idoli per migliaia di ragazzi. Mi ricordo che entrai in crisi è iniziai a chiedermi sempre più spesso: “Ma io che cosa voglio veramente dalla mia vita, dal mio futuro?”. In più, mi sentivo senza talento, e ciò accresceva la mia insoddisfazione. Non sapevo cantare, non sapevo suonare… e ballavo come un forsennato. Mi sentivo inutile, un peso pure per Max, perché quello non era più il gioco di due ragazzi e io non sapevo più chi ero veramente. Stavo impazzendo.

Non [ne avevamo parlato] apertamente, ma lui aveva capito tutto. Mi consigliò anche d’imparare a suonare il basso in modo da preparare le melodie di un nuovo disco, ma fu inutile. Così, il sabato di Pasqua del 1994, dopo esserci visti a casa sua, ci fu l’addio. Ricordo che Max mi disse: “Ok Mauro, ci vediamo lunedì alle 14″. lo, abbassando gli occhi, replicai: “Max, io veramente parto per l’America. Vado a Miami. […] Aveva capito il mio disagio. Ci mettemmo d’accordo: lasciai a Max il marchio 883 e conservai i diritti d’autore sulle canzoni pubblicate. Devo dire che ho ancora nelle orecchie le parole che mi disse mio padre la sera stessa a cena: “Sei un matto, altro che Uomo Ragno, tu hai ucciso la gallina dalle uova d’oro”. E fu inutile”.

(link)

Mauro ora è produttore degli Special Events del parco e si è sposato: la sua vita è in Francia ora.

La cosa che mi ha colpito di più è il coraggio di quest’uomo, che all’indossare una maschera e recitare una parte che non sentiva sua, con umiltà ha detto “Basta” ed è partito alla ricerca della sua strada abbandonando la fama e il successo.

Non so quanti, al Suo posto, avrebbero mollato tutto così: all’apice lui è uscito dal gruppo, è sceso dalla giostra. Ammiro il suo coraggio, che l’ha portato a non scendere a patti con sé stesso. Ed è per questo che concludo dicendo a Mauro le sue stesse parole: “Sei un mito”; anche se voi parlate di una ragazza, io penso che il “mito” sia chi ha il coraggio di essere coerente con sè stesso, anche quando la posta in gioco è alta e l’ingaggio della parte da recitare è da capogiro.