The same old story: i junk bonds e la polvere sotto il tappeto

Come tutte le mattine in cui mi sveglio all’alba e mi trovo in macchina con mio padre, ascoltiamo una rubrica economica alla radio. Mi stavo per assopire (diciamola, alle 7.40 i dati sulle produzione forniti da confindustria non sono così interessanti!) quando interviene un professore a commentare un dato sulle sofferenze creditizie delle banche italiane.

Quello che rileva non è tanto il dato, quanto la fantasiosa soluzione suggerita per contrastare il rischio sistemico: in parole povere sempre più crediti non vengono pagati e sempre meno risparmiatori comprano obbligazioni bancarie. Come fare? Semplice, facciamo confluire tutte le sofferenze in una bad bank: questo istituto creditizio creato ad hoc compra i crediti spazzatura dalle banche, e trova i soldi per farlo vendendo obbligazioni. Tramite la cartolarizzazione la banca rivende junk bonds lucrando sulla differenza tra il prezzo di acquisto dei crediti spazzatura e il prezzo di vendita dei titoli spazzatura perché non é mica un’ente di beneficenza, sia chiaro: o meglio la beneficenza la fa a chi di dovere comprando la spazzatura delle banche (inizialmente avevo scritto rumenta, termine dialettale ligure che perfettamente si adatta al contesto).

Mhm è tutto così vintage e Usa, come Lana del Rey fotografata con un filtro di instagram in shorts a vita alta con la bandiera americana, così 2007 (quando Lana Del Rey era ancora una sconosciuta e non era ancora passata dal chirurgo e instagram non esisteva ancora) vi pare? La crisi del 2008 negli Usa è stata causata proprio dai junk bonds risultato della cartolarizzazione dei mutui subprime, crediti che non sarebbero mai stati saldati, che reggevano fino a che i prezzi dell’immobiliare erano al rialzo e vendendo la casa dell’insolvente all’asta si rientrava di quanto non versato.

Ma non preoccupatevi, il Professore ha pensato anche a questo: per evitare una seconda bolla scoppi nel momento in cui i crediti in sofferenza non vengano saldati (cosa altamente probabile, se io non ho i soldi per pagare il mutuo e accumulo le rate, cosa vi fa pensare che un domani li trovi? O vinco alla lotteria, o trovo un lavoro che mi permetta di pagare, e non so quale dei due eventi sia più raro; idem per un impresa, se non ha i soldi per pagare, probabilmente è perché a sua volta i suoi clienti non saldano i crediti: a meno di non trovare il modo di stampare denaro in cantina, i soldi non sbucano dal nulla) lo Stato garantisce le obbligazioni.

Ricapitoliamo: prendiamo crediti che probabilmente nessuno salderà mai e vendiamoli a una bad bank che di finanzia vendendo junk bonds. Se nessuno paga, non c’è problema: lo Stato interviene a garanzia dei bond e fornisce alla bad bank il denaro per rimborsali.

Ci siamo? Lo so che questo post è lungo e complesso, ma resistete un paio di righe al massimo che concludo. Lo stato impiegherebbe denaro pubblico per saldare indirettamente le sofferenze bancarie: il sistema è complesso e si compone di più passaggi.
1. La banca cede alla bad bank i titoli e riceve in cambio denaro
2. Questo denaro la bad bank lo ottiene vendendo junk bonds
3. Se la bad bank non riesce a rimborsare i junk bonds interviene lo Stato che ne garantisce la solvibilità.

Quindi lo stato interverrebbe a sanare i crediti insoluti (che non verranno mai pagati) del sistema bancario italiano

Tutto questo sotto il naso di cittadini ignari che, senza alcuna conoscenza basilare di finanza, magari comprano pure i junk bonds attratti da un rendimento elevato, senza essere consapevoli di cosa stiano acquistando. E soprattutto senza essere consapevoli che fine fa il loro denaro.

Che dire? Speriamo che questi restino solo parole dette alla radio una mattina alle 7.40. Ma se sentite parlare di bad bank o di qualcosa di simile, rizzate le orecchie perchè vuol dire che qualcuno sta preparando questa succulenta torta.